The full story in Italian follows the brief synopsis below. I always thought that Bart and his two sisters should be canonized because of the miracle of remaining young; they haven't grown an inch in 20 years which is truly miraculous. Homer and his wife haven't aged either, in fact no one in the show has aged. This is a living form of "incorruptibility!" I'm glad that the Vatican is finally getting with the times and acknowledging this venerable family as, well, venerable. What a Christmas present!
Vatican newspaper pays tribute to The Simpsons December 23, 2009
The December 23 edition of L’Osservatore Romano has paid tribute to The Simpsons as a “profound” television series. “Serious analysts,” writes Luca Possati on the occasion of the twentieth anniversary of the show's first broadcast, “praise the realism and intelligence” of the show and have discussed its philosophical and theological aspects, “even if they often attack-- with justification-- the much too crude language and violence of certain episodes.”
I Simpson compiono vent'anni
Le virtù di Aristotele
e la ciambella di Homer
di Luca M. Possati
Teneri e irriverenti, scandalosi e ironici, sgangherati e profondi, filosofici e a tratti perfino teologici, sintesi impazzita della cultura pop e della tiepida e nichilista middle class americana. Su di loro è stato detto e scritto di tutto e di più, ma di certo quella tribù di facce gialle non ce la dimenticheremo facilmente. Li si ami o li si odi, Homer J. Simpson e la sua stralunata famiglia hanno lasciato il segno, e non solo nel piccolo mondo dei cartoons. Perché, forse, senza la mitica esclamazione "D'oh!" del grasso Homer con la birra "Duff" in mano - magari seduto al bar Moe's a perdere tempo - senza le disavventure dei suoi figli, l'impenitente Bart e la saputella ecologista Lisa, senza i continui rimproveri della moglie, la casalinga disperata e azzurrocrinita Marge, e senza il leggendario "certo certosino!" dell'odiato bigotto Ned "Neddy" Flanders, forse, senza tutta la spudorata mediocrità degli abitanti di Springfield (Kentucky?), oggi molti non saprebbero ridere.
Da esattamente vent'anni (il debutto televisivo risale al dicembre 1989 sulla Fox) il fenomeno Simpson impazza sulle televisioni di tutto il mondo: dagli Stati Uniti - dove sono nati grazie alla matita del fumettista Matt Groening - all'Europa, dalla Russia alla Cina, fino al Medio Oriente. Homer & Company hanno sdoganato il cartone animato dall'essere soltanto un prodotto per bambini, aprendolo a una vastità di pubblico inattesa. Un successo suggellato da ben 23 Emmy Awards, tanto che nel 1999 "Time" la definì "la miglior serie televisiva del secolo" e, nello stesso numero del magazine, Bart fu inserito nella lista dei 100 personaggi più influenti del mondo (al 46° posto). L'anno dopo, le ciambelle di Springfield conquistavano una stella nella Hollywood Walk of Fame.
Diciannove stagioni, quasi 400 episodi, i Simpson sono la serie animata più lunga mai trasmessa. E anche quella più discussa e studiata. I rigidi censori spengono il televisore, ma gli analisti più seri lodano il realismo e l'intelligenza dei testi, anche se spesso attaccano - giustamente - il linguaggio fin troppo crudo e la violenza di certi episodi, o le scelte talvolta estreme degli sceneggiatori. Non sono poi mancate le censure in Russia, in Cina, in Giappone, in Venezuela, in Argentina, in Gran Bretagna. Rumors che hanno avuto echi anche a livelli più alti: nel 2001 tre serissimi filosofi statunitensi hanno dato alle stampe il ponderoso volume The Simpsons and Philosophy (Chicago, Open Court, 2001, pagine 256, dollari 17,95) nel quale - con l'uso di strumenti analitici presi in prestito da Kant, Marx e Barthes - Bart è associato all'ideale nietzscheano dell'uomo nichilista e Marge alla concezione aristotelica della virtù. Non mancano inoltre le letture sociologiche o "scientiste" della serie, come quella tentata dal giornalista Marco Malaspina con La scienza dei Simpson. Guida non autorizzata all'Universo di una ciambella (Milano, Sironi, 2007). E c'è addirittura chi si è spinto fino ad abbozzare le tracce di una teologia simpsoniana.
Sì, teologia. Perché tra i tanti temi che entrano in gioco nella vita della scanzonata comunità di Springfield quello di Dio, e del rapporto tra l'uomo e Dio, è uno dei più importanti (e più seri). Dalle interminabili prediche del reverendo evangelico Lovejoy - alle quali corrispondono regolarmente i sonni di Homer nei banchi in prima fila - al radicalismo ingenuo di Flanders e dei suoi figli biblisti maniacali, fino ai monologhi dei protagonisti che si rivolgono direttamente all'Altissimo. Anche se, in linea con lo stile della serie, non mancano i riferimenti pungenti alla confusione religiosa e spirituale dei nostri tempi, come quando Homer in preda al panico si chiede: "Ma Marge, e se avessimo scelto la religione sbagliata? Ogni settimana faremmo solo diventare Dio più furioso!". Specchio insieme dell'indifferenza e della necessità che l'uomo moderno prova nei confronti del sacro, Homer trova in Dio il suo ultimo rifugio, anche se a volte ne sbaglia clamorosamente il nome: "Di solito non sono un uomo religioso, ma se tu sei lassù, salvami... Superman!".
Errori di percorso, perché in realtà i due si conoscono bene. In un episodio, mentre la sua casa sta bruciando e Springfield è minacciata dai demoni, Homer decide di chiedere udienza proprio a Lui. Una scala mobile tra le nuvole lo porta al Suo ufficio, dove campeggia, in bella mostra sulla scrivania, la scritta: I believe in Me.
(©L'Osservatore Romano 23 dicembre 2009)
3 comments:
I would have nominated the cause of Hank Hill from King of the Hill, except I know he wouldn't stand a chance, being a Methodist and his frequent use of the word "bastard".
I'm afraid my Italian isn't so good, but I would like to recommend the excommunication of television's worst cartoon character, who actually is presented as a Catholic: Peter Griffin of Family Guy.
As a German cardinal I can see Joseph Cardinal Ratzinger chuckling at Homer's ineptness. As Benedict the XVI , I can't help but see him tear at the cynicism.
We also thank God that the Vatican has a sense of humor...
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